mercoledì 15 agosto 2012

A few days later

Immediato post-Ferragosto. Che Ferragosto? Qui non si festeggia, ed abbiamop passato la giornata a fare ambulatorio ed operato.
Qualche considerazione tecnica: un sacco delle proiezioni viste in judo sono state delle variazioni di morote seoi nage. Date le limitazioni imposte dal regolamento internazionale, nessun kata guruma 'primario'. Una squalificazione per aver attaccato direttamente le gambe. Ne waza relativamente di secondo piano (poco spettacolare per i non iniziati). Probabilmente, la finale piu' bella quella dei 60 kg, dove vi e' stato un attacco, un contrattacco, ed un contro-contrattacco che ha fruttato un ippon: al rallentatore, bellissimo.
I Giapponesi hanno fatto meglio in lotta, sopratutto stile libero, che in judo. Puo' darsi che il judo aiuti la lotta, e chiisa' che non sia anche possibile viceversa, dato che i paesi dell'Est Europeo, dove la lotta e' praticamente sport nazionale, hanno vinto un sacco di medaglie in Judo.

In Lotta, Stile Libero spettacolare, veloce ed avvincente, anche nelle ragazze. Per la prima volta, ho visto un tentativo di kani basami in lotta stile libero: se fosse andato a segno, un colpo spettacolare. Il colpo davvero nuovo e' stato il flying squirrel del lottatore Americano: val la pena andare su youtube per vederlo.

Dal punto di vista medico, gli ultimi due giorni delle Olimpiadi sono stati quelli piu' pieni di traumi, e che hanno dimostrato che il sistema di assistenza medico-traumatologica messo in piedi funziona.

Fun and games!

domenica 12 agosto 2012

Non solo gli Italiani fanno tardi...

Ultimo giorno, ed il torneo per i 66 kg ed i 96 kg incomincia alle 0830. I trasporti pubblici aprono alle 0620, quindi da giorni LOCOG mi ha prenotato un taxi alle 0545. Alle 0600, nessuna ombra del taxi. Contatto LOCOG: dopo tutto, avevamo confermato sia verbalmente che per email ieri. Nessuno ne sa nulla. Alle 0630, giunge un tassista affranto, scusandosi: non conosceva la zona. Via per Excel, e vi giungiamo dopo un 45 minuti per una Londra che si prepara alla cerimonia di chiusura. Avevamo deciso di far colazione tutti insieme, ed il team mi aspetta: sono consci di quanto odi far tardi, e che mi piace 'lead by example'.

In ogni caso, tutti pronti, tutto rodato, e via. Il torneo parte, ma... i due atleti Egiziani si presentano alle 0900. I dirigenti tecnici sono ferrei: devono dare forfeit. Una situazione poco piacevole, ma le tabelle di marcia erano state pubblicate due anni orsono, ed i due, entrambi con poche speranze di medaglia, hanno perso la opportunita' di onorare la memoria del Barone de Coubertin, per il quale l'importante era partecipare. Vallo a dire ai paesi dominanti il medagliere.

La mattinata e' stata la piu' ricca in interventi da parte nostra: salgo sul tappeto diverse volte, per tagli, ematomi oculari ed auricolari, ma sopratutto per un trauma distorsivo di uno degli atleti favoriti nei 96 kg, l'Iraniano. Gli diagnostico, con enormi problemi di lingua, una lesione del menisco laterale, ma vuole continuare. E' uno tosto, ma dopo 30 secondi si arrende, e lo trasportiamo nella nostra stanza. Ha cosce di una muscolarita' enorme, con un vasto mediale da far paura. Riesco a farlo rilassare, e faccio diagnosi clinica di una lesione del menisco laterale, che si accompagna con una lesione del ligamento collaterale mediale alla inserzione sulla tibia. Non c'e' versamento, ma il pivot shift e' positivo. A mio avviso, ha una lesione del crociato anteriore della quale non si era accorto. In realta', non e' infrequente in atleti di livello alto: hanno un controllo muscolare che permette loro di ovviare, spesso per sempre, alla mancanza del crociato. E' affranto, ma la gara e' finita, per lui. Via al policlinico, dove confermano la mia diagnosi. Tornera' a casa domani, ed a Teheran uno dei miei amici, Reza, si prendera' cura di lui. Si era qualificato almeno per il combattimento per la medaglia di bronzo, ma ...
La sua categoria viene vinta dall'Americano, mentre nei 66 vittoria abbastanza clinica del Giapponese sull'atleta Indiano, la cui generosita' non ha potuto contro un avversario che sembrava non avere neppure il fiatone. Un grande successo per l'India, ed il Giappone si conferma una grande nazione per la lotta. Giubilo, e via!
Tutti insieme per l'ultima volta: un sacco di foto, e riordino della stanza: deve essere usata per le ParaOlimpiadi. Un po' di riposo per tutti noi, ma il prossimo weekend abbiamo il congresso annuale del Centre for Sport and Exercise Medicine. Fun and games. In ogni caso, continuo ad essere il coordinatore del servizio di Chirurgia di Piede e Caviglia, fino alla fine delle ParaOlimpiadi. Gli impegni, e gli esami, non finiscono mai!

Tre in uno

Oggi, tre categorie: 60, 84 e 120 kg. Un po' di tristezza: siamo quasi alla fine. Prima, pero', uno scenario: questa volta, durante il riscaldamento, un atleta si accascia con dolore e difficolta' respiratorie. La comunicazione via radio procede a perfezione, il trattamento viene guidato da Mireia, che fa immediatamente diagnosi di pneumotorace. I medici fra noi si accertano del lato corretto, procedono ad inserise un agocannula nel secondo spazio intercostale, dare ossigeno, somministrare fluidi, monitorare lo stato fisiologico del paziente.


 Le modalita' di trasporto sono eccellenti, ed Emma, l'ultima arrivata nel team, si sente immediatamente parte del tutto. Eccellente. A pranzo.








I tre tappeti sono impegnatissimi, e gli incontri si succedono a ritmi serrati. Nulla di preoccupante: i soliti sanguinamenti, ma ad un atleta salta un dente. E' solo un dente falso, e subito il nostro dentista di turno viene a re-impiantarlo. Il mio diploma di odontotecnico, conseguito nel 1984, dopo la laurea, studiando con Mario Della Calce che avea iniziato a fare il dentista, torna utile. Almeno do' una mano al collega.













Ultima sessione di esami pre-gara, per i 66 ed i 96 kg. Con Dietrich, ormai superaffiatati, e nessun intoppo. Domani, solo gare.

Pomeriggio, e repeschage, ed incontri per le medaglie. I 60 kg avvicenti. L'atleta Indiano combatte col cuore, e non si lascia distogliere dalla meta da una decisione arbitrale dubbia. Continua, ed e' bronzo contro il Nord Coreano. L'atleta Americano e' un Assistant Coach in una delle Universita' statali Americane. Gran cuore, e via. Finale: Russia-Azerbajan. Un grande incontro, con il Russo che di fatto non riesce a far nulla. Negli ultimi secondi, si allontana, sconfitto, dal suo avversario. L'oro va all'atleta dell'Azerbaijan. La stessa nazione vince gli 84 kg, 

Fra un combattimento e l'altro, nel nostro team un po' di malinconia: e' il penultimo giorno, e lo sappiamo. All good things come to an end. Ci scambiamo email, indirizzi, et similia. I combattimenti e gli atleti si avvicendano, con me Bernie con il quale continuiamo a scambiarci aneddoti clinici, ed una serie di considerazioni tecniche su come fare a considerare che un atleta non puo' continuare. Queste sono le Olimpiadi: la facolta' di decidere, conveniamo, deve essere lasciata all'atleta, a meno di un trauma cosi' palese che anche un non medico possa identificarlo

Nei 120 kg, un altro atleta fa storia: un colosso dell'Uzbekistan, di solo muscoli, vince le Olimpiadi per la terza volta. E' un trionfo

sabato 11 agosto 2012

Visita del CMO

E' Venerdi', e tutto va bene. Cosi' bene, che RIchard Budgett viene a farci visita: a quasi due metri di altezza, torreggia su tutti noi, e sopratutto su di me. Nel suo nuovo posto come medico del Comitato Olimpico Internazionale a Losanna, a partire dalla fine dei Giochi, potra' parlare 'occhi negli occhi' con i cestisti del comitato.

La sua presenza non ci distoglie dalle necessita' mattutine, e questa volta proviamo uno scenario del tutto nuovo. Brian e' un atleta con un trauma addominale che riesce a lasciare il tappeto camminando, ed arriva nella nostra sala medica. Li', ematuria, ipotensione, progressiva perdita di coscienza, ed ematoma sulla parte posteriore dell'addome: kidney contusion. Ringrazio ancora il vecchio stile della formazione multilaterale Britannica: quando sono giunto in UK, chiunque volesse intraprendere una qualsiasi specialita' chirurgica doveva fare chirurgia generale e chirurgia di pronto soccorso. Venendo dall'Italia, dove si entra in specialita' immediatamente dopo la laurea, mi sembrava una perdita di tempo. All'epoca, non era infrequente avere colleghi che finivano il periodo di formazione dopo 18 anni dalla laurea. Ero perplesso. Poi, man mano mi son reso conto che il sistema Britannico era davvero differente rispetto a quello della Europa Continentale, e mentre da noi si formano specialisti, e la massima parte di essi lavorera' sempre sotto la guida di un primario, qui il sistema era mortalmente selettivo, e serviva a formare solo primari. Differenza fra eccellenza, qui, e competenza, in Europa Continentale. Di fatto, si entrava nella formazione specialistica dopo diversi anni, con delle basi di conoscenza sia teorica che pratica enormi. Non e' sorprendente, quindi, che alla fine della strada si riusciva ad avere individui che, sebbene avessero un interesse subspecialistico preciso, sapessero in realta' fare tutto.
In ogni caso, faccio diagnosi ed istituisco subito una serie di presidi per mantenere in vita un atleta che potrebbe morire per emorragia massiva. Nulla di piu' da fare in un presidio sportivo, e trasferimento in ospedale.
Richard e' soddisfatto della performance del team, e, prima di ritornare al quartier generale dei giochi, mi tira in disparte, e si scusa ancora per l'incidente con Liu Xiang. Gli ribadisco che non e' un problema, ma che per lui si e' mobilitato l'intero policlinico ed il mio ospedale universitario. Non vale la pena stendere tappeti rossi se un servizio, solo perche' non pagato, e' considerato di secondo livello. Al Policlinico Olimpico, i colleghi sono di valore assoluto, e li ho io stesso selezionati proprio per questo. Once bitten, twice shy. Tutti, invece di sentirci gratificati, ci siamo sentiti scartati.

Ed ora, la lotta! Spettacolo e tecnica di alto livello. Con me, al tavolo del tappeto B, Ben, un fisioterapista sportivo di Melbourne: conosce una serie dei miei amici di Down Under, ed e' stupito che conosca  Melbourne cosi' bene. L'arcano viene svelato quando gli spiego che sono stato fellow per due volte con David Young, uno dei chirurghi dello sport piu' dotati con i quali abbia mai avuto il piacere di lavorare, dal quale ho imparato una serie di trucchi chirurgici e diagnostici che, a quasi 15 anni di distanza, sono ancora attuali. Ben non ha mai visto la lotta, e gli spiego come funziona il tutto. Nel frattempo, al secondo incontro un atleta ha una lacerazione al naso: sangue dappertutto, ma sembra peggio di quanto in realta' non sia. Il sito del taglio non permette l'uso di un bendaggio, e quindi solo una velocissima pulitura, vasellina e via. Purtroppo, perde, ed in medicheria gli applico un po' di supercolla: utilissima in questi casi, con proprieta' praticamente miracolose. Con Bernie, discutiamo di questi problemi, e mi regala una fialetta di un procoaugulante ad azione istantanea che non e' in vendita in Europa: da conservare in borsa. Livello altissimo, anche se qualcuno degli atleti e' li' per regole olimpiche, non necessariamente di qualificazione.
Nei 55 kg, i soliti Orientali: per il Giapponese, sono sicuro che vi e' una influenza del Judo. Non e' inaspettata: in Giappone, a scuola fanno Judo tutti i giorni.
Nei 74 kg, l'atleta Statunitense si distingue subito: pare capace di eseguire qualsiasi mossa voglia senza alcun problema. Sembra su un altro pianeta. L'Iran si fa strada nella stessa categoria, con vittorie piu' sofferte e meno pulite. Il Canada sembra avere qualche problema. Vedremo.

Ora di pranzo, e medicals. A me toccano i 60 kg, e parliamo con Dietrich di infezioni cutanee nei lottatori. E' un problema: in questo torneo, nessuno ne ha sofferto. I lottatori, pero', possono sembrare in ottima salute, ma sono in realta' defedati. Fare il peso, continuo allenamento strenuo, disidratazione. Tutto contribuisce a diminuire lo stato di immunita'. Supplementi probabilmente hanno un ruolo benefico, nonostante non vi sia evidenza scientifica, solo aneddotica nella nostra comunita'.

Finali per le medaglie, ma immediatemente prima una discussione accesissima fra i rappresentanti tecnici della FILA e Bernie, riguardo le mansioni del medico di tappeto. Vedo il lato focoso di un medico che ha enorme esperienza, e che, giustamente, non puo' tollerare che un non medico voglia esercitare ingerenze di qualsiasi genere sul suo operato. Ho avuto io stesso problemi con i rappresentanti tecnici della FILA, e non si rendono conto della nostra indipendenza e del fatto che realmente siamo al di sopra delle parti. Regolamenti alla mano, Bernie combatte contro un oro olimpico, e poi mi dice, in espressione intraducibile in Italiano: 'You cannot cross wits with a half wit'.

Nei 55 kg, la Russia accede all'oro, con un incontro contro la Georgia avvincente si', ma con poca generosita'. In ogni caso, l'ultimo tempo ha un ritmo frenetico. Alla cerimonia di premiazione, incontro Chris: ci guardiamo, ed allo stesso momento esclamiamo: 'Ti ricordi quando lottavamo cosi'?'. Per me, un ricordo ancora piu' amaro, dato che la mia anca destra sta soffrendo. Uno degli effetti secondari della pratica di arti di combattimento e' artrosi d'anca. A destra, ho avuto una artroscopia nel 2008, e potrei aver bisogno di una protesi relativamente a breve termine. Da chirurgo, sono conservatore. Vedremo. Nel frattempo, l'atleta Russo corre con la bandiera.

74 kg, l'unica categoria di peso che e' rimasta invariata dal quando combattevo. La finale e' epocale: USA-Iran. L'atleta Americano e' un gatto, si muove, attacca, contrattacca, e .... vince. Lo platea esplode, tutti fanno salti di gioia. E' l'unico oro Americano, per il momento, e l'atleta va direttamente sul podio.


Ultimo giorno di Maria: deve ritornare a Stoke on Trent. Per lei, un viaggio di 180 miglia.

Tornando a casa, una chiacchierata telefonica con Maurizio Mirarchi: si e' appena trasferito a Londra. Eravamo parte dei Lottatori di Ferro, Maurizio con molto piu' acciaio di me. Nel 1988, sarebbe dovuto andare a Seoul. Tre mesi prima di quelle Olimpiadi, una frattura di gamba: batteva di routine l'atleta Francese che vinse il bronzo. Parliamo della evoluzione della lotta, dei nostri maestri, dei colpi che, sebbene efficaci, sembrano non essere piu' insegnati.
Poi, il bacio di mio figlio, Giuseppe, e di Gayle: sono arrivato a casa.

venerdì 10 agosto 2012

Le regole ci sono, ma...

Ed eccoci al secondo ed ultimo giorno del torneo di Lotta Femminile, categorie 55 kg e 72 kg. Con il mio team, ci vediamo alle 11.00: francamente, non val la pena riunirci prima, e passare tempo a controllare e ricontrollare l'inventario della nostra stanza. Per Joanna, e' l'ultimo giorno alle Olimpiadi, poi ritorno al Liverpool, al suo lavoro di tutti i giorni come Primario di Ortopedia. Sara' lei a guidare lo scenario odierno, sul tappeto C. Mentre lo scenario si dipana con ammirevole professionalita', la presentatrice televisiva della lotta femminile si diletta a farsi usare come manichino da una delle lottatrici dello staff. Sguardi divertiti di chi la lotta la vive davvero, e non per spettacolo.
Il livello tecnico e' notevole, e la unica atleta Britannica di tutto il torneo, sia maschile che femminile, perde al primo incontro, sebbene ai punti, dalla atleta Ecuadorana: sei minuti, e 3.5 milioni di sterline. Quando le Olimpiadi sono state assegnate a Londra, la Federazione Britannica ha ricevuto tale somma per sviluppare la lotta. Una decisione strategica fu presa: si importarono una serie di atleti buoni ma di secondo livello dall'Europa dell'Est come 'sparring partner' per gli atleti Britannici. Data la legge Britannica, dopo tre anni di residenza legittima in UK, gli atleti sono stati naturalizzati. Da sparring partner, sono divenuti 'gli' atleti Britannici. Lo stratagemma fu riportato da una serie di giornali, e la atleta di oggi ha avuto il passaporto Britannico solo a Maggio. Dato lo sdegno, comprensibile, di questa strategia, la Federazione ha deciso di non schierare nessun atleta maschio, e di focalizzarsi solo su questa atleta. L'approccio utilizzato ha di fatto ucciso la lotta, gia' sport molto minore, in UK, ed ha fatto perdere credibilita' allo staff dirigente. Una occasione unica, perduta. Negli anni '80, parlando con Vittoriano Romanacci, il DT della Nazionale Italiana di Lotta, mi disse che per formare un atleta internazionale ci vogliono almeno un 50-60 tornei. E' un discorso a lungo termine, che richiede non solo l'atleta con il potenziale giusto, ma sopratutto una visione strategica a lungo termine, che non puo' solo consistere nel 'comprare' atleti da un altro paese.
La mattinata passa presto, ed il torneo si dipana sui tappeti A e B. Lo spettacolo e' garantito, ed i commenti del medico della FILA che siede con me, Bernie, arguti come sempre. Alle visite mediche, ci avvicendiamo con il collega tedesco della FILA a passare i ragazzi ai limiti dei 55 kg. Diciannove atleti, che si daranno battaglia domani. I soliti parziali intoppi, e con il collega ci chiediamo perche' si siano instaurate delle regole se poi i dirigenti stessi della FILA ci chiedono di non rispettarle.
Ci lanciamo in una lunga discussione sui traumi in lotta, ed andiamo su internet a vedere una serie di filmati: domani li trasferiremo sul mio hard drive: ci fanno capire quanto siano tosti questi lottatori. Nulla a che dividere con il WWF: il sindacato di questi ultimi e' quello degli attori, dovrebbe far aprire gli occhi al pubblico. Sul tappeto Olimpico, non durerebbero molto.
Pomeriggio, e finali: la ragazza Colombiana vince un bronzo nei 55 kg che e' davvero un piacere, con una lotta dura e sofferta. L'allenatore sale sul tappeto, e vi ci corre: tutti gioiscono.



In finale, Giappone contro Canada. L'atleta canadese ha 35 anni, ed una medaglia Olimpica ad Atene. Da' tutto, e si vede. La Giapponese e' troppo forte, e vuole anch'ella far storia: ci riesce, ed e' con la sua collega di ieri campionessa Olimpica per tre volte consecutive. Si mette l'allenatore sulle spalle, e corre felice. La folla, non solo Giapponese, impazzita. All'atleta canadese, la consolazione di un argento, e poi chissa'.

Nei 72 kg, il mio unico intervento medico: la atleta Spagnola ha una epistassi, e mi accingo ad inserirle un tampone nasale quando mi dice di ignorare il tutto, si pulisce il sangue, ritorna a combattere, e vince. La mia compagna di tavolo medico, Mireia, di Madrid, impazzisce di gioia. La atleta ha subito una ricostruzione bilaterale di crociato anteriore, ed una esplorazione per una borsite patellare. E' una eroina.
La finale e' fra Russia e Bulgaria. La Bulgara e' forte, ma la Russa la coglie in un attimo di distrazione, ed e' la fine. Concentrazione fino alla fine, o via. E' quanto i miei maestri, Salvatore D'Albero a Napoli, e Ron Cotton a Londra mi hanno sempre detto. E' ancora piu' vero a livello Olimpico.
Durante le gare del pomeriggio, un po' di text messages: il primo, da un mio allievo che e' divenuto un ottimo chururgo, Francesco Oliva. L'altro, dal mio amico Salvatore Serio, ora a Parigi CEO della Dufour Yachts, e con il quale abbiamo diviso innumerevoli giorni dall'eta' di sei anni: entrambi, mi hanno visto per televisione, e mi hanno chiesto della 'uniforme' Olimpica. No comments, ma forse il designer Italiano sarebbe stato piu' appealing.
Poi, via: foto di rito per Joanna che conclude la sua avventura Olimpica, e tutti a casa. In metropolitana, apprendo che Bolt ha vinto: ancora una volta, non riesco a vedere la finale dell'altro sport che mi e' caro.

mercoledì 8 agosto 2012

E' la volta delle ragazze

Una routine e' ormai costituita. Sono il primo a giungere nelle Wrestling Medical Room ed a testare l'equipaggiamento e le radio (wrestlingdoc1), poi tutti cominciano ad arrivare. Impossible prevedere l'ora di arrivo. Nonostante quanto si possa credere dall'esterno, i servizi di trasporto pubblico, i piu' costosi al mondo, non sono prevedibili. Signal failure, held at a red signal, station closed for staff illness sono piu' che all'ordine del giorno, ed a nulla valgono gli articoli sui giornali specializzati che li riportano. L'ira che sarebbe giustificata non si traduce in azione dalla parte degli utenti, e quindi il tutto continua.

Oggi, combatteranno le ragazze ai limiti dei 48 kg e dei 63 kg. Questa volta, quindi, recluto Cristina, una studentessa di medicina all'ultimo anno, che fa parte del logistics team, come nostra vittima. Le chiedo di accasciarsi sul tappeto di allenamento, e di inventarsi uno scenario. Ne sceglie uno abbastanza complicato di trauma cervicale ed emotorace da frattura di costola. Il primo a giungere sulla scena e' Brian, il collega medico dello sport di Sacramento, in California. Entrambi abbiamo fatto i vari corsi di Life Support, e so che seguira' il protocollo. Alan e Mirelia sono lead nurse in Intensive Care, e sono in charge di circulation and breathing. L'esercizio si svolge senza intoppi, ed al debriefing sono del tutto soddisfatto. Cristina commenta positivamente riguardo la professionalita' del team, e l'unica eccezione che solleva riguarda il fatto che Brian non le ha detto cosa stava succedendo. Data la interazionalita' del torneo, decidiamo che parleremo alle possibili 'vittime', e, se non parlano una delle lingue del team (Inglese, Spagnolo, Italiano, Russo, Francese), utilizzeremo gesti. Ed ora, scenario sul tappeto di gara. Maria, una sport therapist etnicamente Italiana, ma nata e vivente a Stoke on Trent, e' la vittima. Stamattina, quando ho riconosciuto il suo accento, le ho detto che ero stato il cattedratico   di Ortopedia a Stoke on Trent per piu' di sette anni, e ci eravamo scambiati notizie di Stoke. Maria sceglie di avere una lussazione del ginocchio, una lesione potenzialmente limb threatening. Nessun problema, e nel giro di due minuti e' in barella. Sono soddisfatto. La squadra che ho a disposizione ha dimostrato di poter lavorare bene tutti insieme, e di essere preparata ed affiatata. Non posso dormire sogni tranquilli, pero': ricevo una email da parte di un giornalista:

Dear Dr Maffulli
 
We are going to run a story on the fact that you very recently so a prominent foreign patient, and as a second opinion this patient was examined by a colleague of yours even though your are a world expert on the foot and ankle condition for which the patient was consulted. 
 
Apparently, instead of acknowledging your prominence and that the course of action proposed by yourself for this particular condition was the correct one, he 'stole' the patient from you, and offered to operate this patient instead. 
We understand that it is good medical practice to refer the patient back to the first doctor, if the second doctor knows that the first doctor is equally or better equipped and qualified than the second doctor to undertake the described course. 
We understand that this is not the first time that such event has taken place. It has been alleged that this is because, among other things, you, although extremely qualified and with a world reputation and working in a prestigious unit in London, are not British.
 
Can you please let us have your comments?


Non ho il tempo di leggerla, e di riconoscermi in essa, e di mostrarla ad uno dei manager di LOCOG, che mi arriva una telefonata di Richard Budgett, il Chief Medical Officer. Per LOCOG, l'ncidente e' chiuso, e mi sventolano una serie di eccezioni legali a parlare con il giornalista. Per confidenzialita' con Liu Xiang, che rimane comunque un paziente, non lo avrei fatto, ma LOCOG ha ovviamente paura del cattivo ritorno di immagine che ne riceverebbero: a che pro metter su un team di recognised leaders se uno collega qualsiasi,m senza accreditazione olimpica, poi si prende cura degli atleti?
Mettiamo queste considerazioni da parte, e si parte!

Sono al tappeto B, quello centrale, dove si svolgono la maggior parte dei combattimenti. Tutto succede velocemente. Le ragazze possono solamente fare Lotta Stile Libero, e le regole favoriscono dinamicita'. Al mio tavolo, il medico FILA e' Bernie. Di Chicago, scopriamo che e' stato il compare di anello di Pietro Tonino, uno degli Ortopedici di Loyola University con il quale siamo amici. Pietro e' etnicamente Italiano, parla la nostra lingua, e mi ha invitato diverse volte come speaker ad un convegno di International Advances in Sports Medicine all'American Academy of Orthopaedic Surgeons. Great stuff. Le storie sugli atleti e sui traumi in lotta si susseguono mentre seguiamo la gara.
Primo pomeriggio, ed e' la volta degli esami medici:  il Chief Medical Officer  della commissione medica della FILA si unisce a me. Con efficienza teutonica i certificati sono prodotti, esaminati, catalogati. Le atlete sono tutte fit to fight, e l'unico episodio spiacevole e' proprio con la atleta rappresentante le Gran Bretagna. Ha fatto il peso, sette chili, mi dice, e mal si adatta alla necessita' di doversi sottoporsi ad una visita medica. E' abrasiva e sgradevole, ed il Chief Medical Officer mi guarda perplesso. Gli spiego, quando la atleta e' andata via, che e' stata naturalizzata solo qualche tempo fa, e che gli spieghero dopo. Ma questa e' un'altra storia.

Serata di fuoco. Le cose sono cambiate enormemente. Quando ho lasciato l'Italia, nell'ormai lontano 28 Agosto 1984, la lotta femminile stava appena nascendo. Il mio Maestro, Salvatore D'Albero, aveva preso sotto le sue ali una serie di ragazze che incominciarono a vincere diversi titoli Italiani: ai Lottatori di Ferro dell'Italsider si aggiungevano le Lottatrici di Ferro. Il livello di fitness e' aumentato enormemente, e le gare sono piacevoli da guardare. Il Giappone trionfa, e le due campionesse Olimpiche vengono dall'Estremo Oriente. Nei 48 kg, e' richiesto il mio intervento: una epistassi, da tamponare e fermare in meno di un minuto. Ci riesco in 29 secondi, ma la atleta dell'Azerbajan ha perso concentrazione. Per lei, l'argento, di fronte ad una folla di Giapponesi. La atleta statunitense vince il bronzo: Bernie e' felice, e lei e' giubilante.

La campionessa Olimpica nei 63 kg rimarra' nel Guinness Book of Records: e' la terza volta  consecutiva (Atene, Pechino, Londra) che vince l'oro Olimpico, dopo un incontro a senso unico con l'atleta Cinese.






Tutti a case, ma ... andando nella medicheria generale, la atleta medaglia di bronzo per gli USA in canottaggio ha bisogno di aiuto: esaurimento, ci dice. Nulla di patologico, e la rassicuro. Dopo la medaglia, troppi impegni sociali: solo stasera, due feste. E' dura, la vita!

martedì 7 agosto 2012

Non solo lotta

E' Agosto, e a Salerno fa parecchio caldo. Qui fresco, e c'e' aria di pioggia. Una estate che non si e' materializzata, con Maggio, Giugno e Luglio i piu' freddi e piovosi da 250 anni.
La mia stazione della metropolitana e' inspiegabilmente chiusa. Qui, nessuno si ribella, e semplicemente si aspetta l'autobus per una altra linea della ragnatela della metropolitana di Londra.

Ad Excel: team ormai rodato, estrinsecazione dal tappeto di gara da manuale, e quindi decidiamo di testare lo stesso scenario sui tappeti di allenamento: nessun problema, nonostanti gli sguardi semiseri degli atleti. Mentre stiamo testando le nostre procedure, piacevole sorpresa: Chris, il mio compagno di allenamento con il quale siamo entrambi stati quarti ai Campionati Europei di Sambo del 1989, ed ora location manager qui, viene a trovarmi con la figlia, Anastasia. Quest'ultima e' stata una mia studentessa visitatrice per qualche settimana lo scorso anno: vuole entrare a medicina, e mi ha seguito in ambulatorio e sala operatoria, e le e' piaciuto. Chissa', fra qualche anno avremo una altra ortopedica dello sport.

Alle 1300, avvio alle gare. Oggi, su tappeto A, dove combattera' l'unico atleta Italiano del torneo, al milite dei 96 kg. Aspetto con ansia, mascherata dalla conversazione che teniamo con il medico della FILA su una serie di problemi di carattere traumatologico, mentre osserviamo una serie di combattimenti. Fra questi, ci colpisce l'atleta Iraniano. Non super-aggressivo, misurato, capace di bloccare gli attacchi dell'avversario, e ... vincente. Viene il turno dell'atleta Italiano. Non c'e' grosso tifo: non siamo molti Italiani qui, ed io non posso dimostrarmi di parte. Nella folla, un Italiano che grida il nome del nostro atleta, e piange.



Le lacrime sono ancora piu' copiose quando, dopo qualche minuto, il nostro atleta incomincia a perdere. Vorrei piangere anch'io: e' l'unico dei nostri, in una specialita' che, nel passato, ci ha dato qualche grande soddisfazione. A quel punto, una telefonata dal Policlinico. Vogliono che vada a vedere un atleta che si e' infortunato.  Non vogliono dirmi chi sia, e lo sport. Devo abbandonare il campo di gara, e nominare un mio sostituto. Surjit diventa me, e via al Policlinico del Villaggio Olimpico, con una delle macchine della organizzazione. L'entrata al villaggio e' spettrale. Una serie di controlli da far paura, con ispezione personale e della macchina a diverse riprese, militari dappertutto. Certe cose si vedono nei film, ma quando se ne ha esperienza personale e' un'altra cosa. Si puo' giungere all'atmosfera gioiosa del Villaggio, ma solo dopo aver attraversato una area che davvero incute timore. Probabilmente, un approccio del genere e' studiato apposta per incutere rispetto, ma non posso fare a meno di pensare a 1984 di Orwell: telecamere dappertutto, scansione dei passi, software per riconoscimento facciale, controlli a tappeto. Tutto per la salvaguardia, e' vero, ma, mentre sono sottoposto a questi controlli, comprendo perche' dei gruppi di liberta' sociale protestano contro una invasione della privacy pervadente ed omnipresente: in UK, ci sono ora un terzo delle telecamere a circuito chiuso al mondo, ed analisti dei servizi segreti che non hanno nulla da invidiare ai colleghi Americani o Cinesi. In realta', il controllo personale esercitato sui cittadini e' tale per cui camminare per Londra significa essere ripreso ed identificato da almeno 300 telecamere a circuito chiuso al giorno!

Al Policlinico, l'arcano e' svelato: Stuart Miller, uno dei coordinatori del Policlinico, mi annuncia che Liu Xiang si e' rotto il tendine di Achille. Poveretto: a Pechino, da recordman mondiale sui 110 ostacoli, si e' dovuto ritirare per problemi a quel tendine. E' stato operato da uno dei miei amici Americani, Tom Clanton, ed ora e' in gesso per un problema ancora piu' grave. Conosco i suoi medici Cinesi: uno lavorava alla Chinese University of Hong Kong quando vi ero Professore Associato, ed abbiamo scritto un libro sulla forza isocinetica insieme. Con l'altro, ci siamo conosciuti a congressi.
Il gesso e' rimosso, ed all'esame clinico la situazione e' chiara. Una avulsione dal calcagno, con una piccola calcificazione. Faccio fatica a spiegar loro che la diagnosi e' clinica: ormai, si e' troppo ingranato il concetto di risonanza magnetica a tutti i costi. Descrivo loro la situazione, che viene confermata alla risonanza, ed alla ecografia, ed alla radiografia. Incominciamo a parlare di management: in questi casi, ed a questi livelli, il trattamento chirurgico e' obbligato. Descrivo loro una tecnica di ricostruzione sulla quale abbiamo lavorato da anni, e che permette un approccio minimanente invasivo al problema, specialmente perche' mi dicono che Liu Xiang ha avuto una serie di iniezioni di corticosteroidi nell'area, l'ultimo due giorni fa. Ovviamente, non  hanno sentito parlare di questa tecnica, nonostante sia stata pubblicata su giornali internazionali, ed abbia una lunga serie di atleti di elite che la abbiano ricevuta. Mentre parlano fra di loro, do' un colpo di telefono a Tom Clanton, che mi descrive l'intervento eseguito qualche anno orsono, e che ha richiesto 12 mesi di riabilitazione. Concorda con il mio piano terapeutico, e contatto Nehwam University Hospital per prepararli. Deliberazioni da parte delle delegazione cinese, poi, praticamente a notte fonda, la decisione di chiedere una seconda opinione. Una serie di sguardi stupiti dai colleghi in Policlinico. Uno mi tira da parte, e mi sussurra ' Hanno fatto venire te, il leader mondiale in questo tipo di traumi. Chiunque altro, avra' meno esperienza. Forse preferiscono un Inglese alto biondo e con gli occhi azzurri'. Ringrazio il collega, e non commento, ma, avendo vissuto in Estremo Oriente, so quello che pensano. La delegazione Cinese mi chiede che esperienza ho in questo campo: un altro collega, Inglese, dice loro che una ricerca su Pubmed usando i termini 'Maffulli, achilles tendon rupture' rivela 71 articoli, ed uno dei Radiologi afferma che non avrebbe esitazione a far operare sua figlia da me.
Tutto il team medico e' un po' scocciati: abbiamo lavorato per ore, ed abbiamo organizzato tutto e subito. E' per niente.

A casa, apprendo che Iran ha trionfato ancora una volta, nei 96 kg. Una nazione in ascesa in questo campo. Nei 66 kg, e' la volta della Corea del Sud.

lunedì 6 agosto 2012

Pesi massimi in gara

Inizio della settimana, quella finale delle Olimpiadi. Le gare iniziano alle 1300, ma noi siamo sempre li' ben prima.
Quest'oggi, sono passato prima in istituto, sopratutto per diffondere la notizia che il Chelsea vuole un nuovo dottore per l'Academy (suppongo che in Italiano si dica 'pulcini'), e vorrebbe attingere ai nostri ragazzi. Dopo tutto, il medico della nazionale Inglese, Ian Beasley, e' stato nostro allievo, ed almeno il 30% delle squadre della Premiership sono guidate, dal punto di vista medico-sportivo, da colleghi che si sono formati nel Dipartimento. Poi, via ad Excel per una serie di prove generali.
Le prime due, sul tappeto, vanno benissimo: nessun problema di comunicazione, appena qualche esitazione dai nuovi arrivati nel team, che sembrano essere troppo rispettosi della figura del Prof: la regola pero' e' che, se sono i primi a giungere sul tappeto, diventano automaticamente team leaders, ed io devo sottostare ai loro dettami. Il fatto che, se qualcosa del genere dovesse davvero succedere saremmo sulle telecamere di tutto il mondo non aiuta!
Poi, uno scenario per ora nuovo: arresto cardiaco nell'area del pranzo per gli atleti. Joanna, una primaria di ortopedia a Liverpool, ex judoka ed ora, fra l'altro, medico del motociclismo, dirama per radio diverse volte 'This is a training exercise'. Giungiamo sul posto con defibrillatore, barella etc, con un ulteriore problema: ci sono fiamme vive, e quindi l'uso dell'ossigeno potrebbe essere pericoloso. Mentre stiamo facendo massaggio cardiaco, una serie di altri medici e paramedici da aree viciniori accorre trafelati. Hanno solo sentiti 'Cardiac arrest', non 'This is a training exercise'. Un po' di parole grosse, fra i team, poi eccoci catapultati in gara. Oggi, 60 kg, 84 kg, ed i supermassimi, fino a 120 kg.

Il mio tappeto, al mattino, e' quello dei supermassimi. Sono differenti dai judoka dello stesso peso: forse, i lottatori sono piu' 'magri'. In ogni caso, montagne di uomini. Al mio tavolo medico, un collega della FILA, Bernie: ha seguito la lotta dal 1987, e conosce tutti: il suo pronostico: Cuba! L'atleta Cubano e' tecnicamente bravo, e fisicamente estremamente allenato. Sono d'accordo. More solito, riconosco un po' di atleti che erano venuti al test event a Dicembre. L'atleta Turco era allora favorito ma...
Durante le qualificazioni, davvero poco da fare per il mio team: qualche abrasione, ma nulla che richieda il nostro intervento attivo. Poi, negli 84 kg, l'atleta Russo si spacca la palpebra superiore, appena al di sotto del sopracciglio. Un po' di vasellina, e via. Vince. Parlo con il medico della squadra Russa: niente sutura, solo bendaggio. Veri uomini! E continua nel pomeriggio.
Nei 60 kg, rimaniamo tutti allibiti alla mossa unica dell'atleta Statunitense: il flying squirrel, lo scoiattolo volante. Mai vista, inevitabile, se non ci si e' preparati. Ma non gli vale la zona medaglie.
Nel break, nuova visita del Chief Medical Officer di Rio, Joao. Lunga conversazione. Non puo' credere al fatto che siamo tutti volontari: LOCOG ha di fatto impiegato (cioe' pagato) solo i due Chief Medical Officer, e qualche sessione a cottimo. Metto carta su penna, e calcoliamo che per i trascorsi quattro anni ho 'regalato' alle Olimpiadi l'equivalente di almeno un giorno a settimana fisicamente, piu' un numero incalcolabile di ore telematiche, piu' le Olimpiadi. A dire di Joao, tutto questo sara' impossibile a Rio, e non potra' schierare tanti medici, sopratutto non cosi' qualificati. Mi dice che, se volesse il mio equivalente nel suo staff, dovrebbe pagarlo praticamente il doppio dello stipendio universitario, e solo per quattro ore al giorno, perche' la attivita' privata dovrebbe continuare. Nella tradizione Anglosassone, invece, tutti sono felici di donare il proprio tempo: nel mio caso, sono fortunato perche' la mia Universita' non decurta tale tempo dalle mie vacanze, ma non sempre e' cosi', e molti colleghi in realta' vanno a perderci notevolmente ad essere con noi.

Le finali: in generale, meno eccitanti di quanto mi sarei atteso. Molti atleti non eseguono proiezioni, e si limitano ad attendere gli ultimi 30 secondi di ogni tempo. Pochi passaggi indietro. Gli orientali, forse influenzati dal Judo, tentano diversi 'braccio in spalla' e 'braccetto', ma con relativamente poco successo. Le soupplesse, tipiche della lotta greco romana, sono solo sui libri di testo, o quasi. L'atleta Cubano continua a progredire, impassibile ed efficiente. L'Iran vince il secondo oro, a 60 kg, ed, invece del salto mortale all'indietro, l'atleta esegue una soupplesse, con il proprio allenatore. E' la moda della serata per i vincitori. Questa volta, le medaglie d'argento non piangono, anche se gli occhi neri maturati durante la gara renderebbero qualche lacrima, di dolore fisico, giustificata.

Ad 84 kg, una decisione che in Inglese si direbbe 'peculiar' priva gli Egiziani dell'oro, che va invece all'atleta Russo che ha combattuto con un occhio parzialmente coperto da bendaggio adesivo per la palpebra spaccata.

Ai 120 kg. Combattimento per il bronzo. Atleta Svedese all'ultimo tempo. Ad un minuto e 20, taglio sulla palpebra superiore. Sangue dappertutto. Sono chiamato in causa. In questi casi, garza per pulire il sangue, vasellina per arrestarlo. L'atleta mi dice che tutto va bene, e che vuole ritornare a combattere. Il tutto dura un 15 secondi, e si riprende. Lo Svedese mantiene la calma. E' bronzo!



Cuba va forte, e senza apparente grossa fatica l'atleta Cubano conquista l'oro: fa il cenno 'due'. E' solo la seconda volta nella storia delle Olimpiadi che un supermassimo mantiene la corona Olimpica. Tornera' a Rio?

Tornando a casa, chiacchiero in metropolitana con uno spettatore Inglese: e' reduce da una serata di lotta. Mi confessa che in realta' non gli interessa: e' il solo biglietto che e' riuscito ad ottenere. Poi, mi dice che, dato che non c'e' nessun Britannico, la gara e' stata troppo 'sterile' per lui: nessuno per cui fare il tifo. Lo capisco. Per i non addetti ai lavori, e' importante avere un 'campione' in cui riconoscersi. E' stato un errore della federazione Britannica.

domenica 5 agosto 2012

Lacrime per un argento

E' la volta della lotta greco-romana, al limite dei 55 e 74 kg.
Incominciamo relativamente tardi: nonostante le gare inizino alle 13:00, ci ritroviamo alle 1000 con il venue manager, Nikos, originariamente un greco-romanista greco ora in UK. Ci sono tre materassine di gara, con relativamente poco spazio per il team medico: per ogni materassina, deve esserci un medico federale, e due dei miei.  C'e' poco spazio per le barelle, il defibrillatore, la grossa borsa per ABC (Airway Breathing Circulation). Veloce discussione, e cambio di tavole e scrivanie: il tutto e' nascosto alla vista dei giornalisti, sotto il tavolo medico delle materassine A e C.
Il mio team: diversi sono ben noti, ormai, per avere passato la scorsa settimana con me in Judo. Ora, sono diventato wrestlingdoc1, e, dopo un briefing estensivo, decidiamo di testare le linee di comunicazione e la emergenza di atleta incosciente su materassina B.



Tocca ai nuovi arrivi: funziona, con davvero poche titubanze. La mistura di nuovi e vecchi membri del team mi fa sentire tranquillo, e quindi via alle gare. Con me, il medico FILA Tedesco: ci siamo conosciuti solo ieri, e' un traumatologo vecchia maniera, e ci intendiamo bene.
Gli incontri scorrono veloci: i 55 kg sono di una rapidita' impressionante, le nuove regole  fatte apposta per favorire mobilita' ed agilita'. Parita' non sono ammesse, deve esserci un vincitore per ogni ripresa. Eccellente spettacolo. Tutto bene finche' un atleta Ungherese sulla mia materassina non riporta un trauma al ginocchio. Vado sul tappeto, con il medico della nazionale Ungherese. Un trauma rotatorio, possibilmente con iperestensione. L'atleta in evidente dolore, dello spray ghiacciato, e via. Quello che chiamo comportamento da veri uomini: questi sono degli uomini duri, non basta essere toccato per cadere a terra come se si fosse stati colpiti da una 44 magnum. Questi atleti hanno lavorato duro, hanno sopportato un livello di preparazione fisica come pochi, sono al top: un po' di dolore non e' abbastanza. Pain don't hurt. Il periodo di riposo, e si riprende. L'atleta Ungherese sembra proteggere un po' il ginocchio, poi non ce la fa piu': in una azione di controllo dell'avversario, un ulteriore, questa volta apparentemente minore, movimento rotatorio, ed  il viso dice tutto. L'incontro si ferma. Voliamo sul tappeto. L'atleta e' in lacrime, non di dolore, di rabbia. Avrebbe potuto farcela, ma il ginocchio non perdona. Dobbiamo dichiararlo inidoneo a proseguire. Andiamo nella sala medica, e posso  esaminarlo con maggiore dovizia. C'e' un positive sag sign, e dolore postero-laterale. Devo inviarlo al Policlinico per una risonanza magnetica, ma sospetto una lesione del crociato posteriore: impossibile esaminarlo a dovere. Le masse muscolari sono troppo sviluppate, ed e' in contrattura. Il corno posteriore del menisco laterale potrebbe essere lesionato. Questa Olimpiade e' finita. Chissa' cosa riserva il futuro.
Il pomeriggio, nessun break: pronti per la visita medica pre-gara. I miei ragazzi mi fanno uno scherzo, e cambiano i cartellini fuori la mia porta: mi tocca vedere gli atleti al limite dei 120 kg. Praticamente, devo mettermi in piedi su una sedia per poterne esaminare gli occhi. Fun and games. Diversi si ricordano di me: li avevo visti al test event a Dicembre. Una visita volante di Dalius, il Chief Medical Officer della Lituania: siamo entrambi parte dell'ECOSEP, l'European College of Sport and Exercise Physicians, e non possiamo fare a meno di scambiarci un po' di aneddoti.

Nella sala medica, compariamo quel che abbiamo fatto, e scopriamo che in una mattinata abbiamo visto piu' che in tutto il torneo di Judo. Chissa', forse il judo e' davvero l'arte gentile.

Di nuovo sul campo di gara. Per la parte finale, tutto si svolge sul tappeto centrale, Questa volta, il medico FILA e' un Americano: mai visti prima, ma ci siamo scambiati parecchie email, e de visu scopriamo di avere una serie di colleghi in comune.
I combattimenti per il repechage, semifinali, bronzo e finale si succedono fitti. Contrasto marcato fra gli atleti che vincono il bronzo (che sono gioiosi), e quelli che vincono la medaglia d'argento (per essere stati sconfitti in finale). Nella categoria ai limiti dei 55 kg, l'atleta Iraniano vince l'oro: nonostante l'Iran sia una delle potenze mondiali in lotta, e' la prima volta che un atleta Iraniano sale sul gradino piu' alto del podio olimpico, a scapito dell'atleta dell'Azerbajan, che piange affranto, e continua fino alla premiazione ufficiale. Il sogno di una vita, probabilmente, e forse non si ripetera' mai piu'. E pensare che, in lotta, una medaglia olimpica puo' portare si' notorieta' e status quasi leggendario per gli addetti, ma significa centinaia, migliaia di ore passate in palestra, privazioni che in altri sport sono impensabili, e sicuramente non uscite in discoteca e weekend passati ballando fino all'alba. La lotta insegna sofferenza, abnegazione, capacita' di sopportazione inaudita, abilita' di sostenere i morsi della fame, di credere in se stessi nonostante tutto possa sembrare perso, rispetto per l'avversario che puo' aver perso, ma non per questo essere stato battuto.


Una cosa vale per tutti, pero': il vincitore festeggia sul tappeto con un flic flac, un salto mortale all'indietro. Una volta, con Lello Catalano ed Aldo Ortelli, imparai a farlo anchio. Il piu' agile nella nostra palestra era Michele Di Lucci, un altro 57 kg. Se c'era lui in gara, un nulla di fatto da parte mia: sarei giunto terzo, ed accadeva puntualmente. Che tempi!
Nei 74 kg, l'atleta Lituano dal secondo combattimento ha un ematoma delle palpebra superiore che gli permette di tenere l'occhio destro solo semiaperto, grazie ad un bendaggio compressivo. Ne abbiamo discusso con Dalius: nulla da fare fino alla fine della competizione, poi sara' evacuato. L'ematoma, pero', rende il bronzo ancora piu' dolce, ma la finale e' tra Russia ed Armenia. Sara' la Russia a primeggiare, un risultato non inaspettato, dato che la lotta e' di fatto lo sport nazionale.
C'e' da dire che entrambe le finali sono state vinte da atleti che non sembrano lottatori: relativamente longilinei, con muscoli lunghi, torace normale. Non le figure tipiche dell'immaginario collettivo. Chiacchierando con i dirigenti della FILA, la Federazione Internazionale, ci si accorge di come una serie di lottatori siano divenuti professori universitari, come il medico con il quale abbiamo passato il pomeriggio, ed uno dei rappresentanti nazionali, professore di legge. La lotta e' davvero maestra di vita.




sabato 4 agosto 2012

Ed ora, alla lotta!

Sabato, e non ci sono gare nell'Arena Nord 2 di Excel. Non si sta fermi, pero'. Si cambia semplicemente scena, ed ecco entrare la lotta.
Altro sport di combattimento par excellence, i riti sono differenti da quelli del Judo.
Due discipline maschili, Greco Romana  e Stile Libero; una, Stile Libero, femminile. Si', stile libero solo di nome. In realta', la lotta, in qualsiasi specialita', e' altamente regolata, ed e' sorprendentemente 'gentile': in Judo, si puo' strangolare o soffocare l'avversario, od esercitare contro-articolazioni al gomito dell'avversario. Nullo di tutto questo in entrambi gli stili di lotta olimpica: sono forza, velocita' ed abilita' tecnica a permettere di prevalere sull'avversario, facendo punti o schienando. La lotta e' stata definita come giocare a scacchi con il corpo dell'avversario.
Una fase preliminare e' la cerimonia di esame medico e del peso. E' una vera cerimonia: mi ci sono sottoposto un numero di volte che proprio non ricordo. Ora, il processo e' piu' formale. Alle Olimpiadi, gli atleti devono aver con se' un passaporto sportivo con certificazione medica di idoneita'.
Domani si inizia con la Greco Romana maschile al limite dei 55 kg e dei 74 kg. Ho con me due altri colleghi: Peter e' un prodotto del nostro dipartimento, Surjit un aiuto giovane in ortopedia che ha passato la scorsa settimana in Judo con me. Briefing, e poi, in attesa dell'orario prestabilito, l'opportunita' di guardarsi intorno. Un sacco di faccie note, e possibilita' di interazione con vecchi amici e compagni d'arme. Chris, che ormai conosco da una vita, e' stato il mio partner di allenamento a fine anni '80. Ora si occupa della logistica del torneo piu' importante al mondo. Innumerevoli serate passate ad allenarci, ed entrambi giunti quarti al Campionato Europeo di Lotta Sambo del 1989, il canto del cigno per me. In quella occasione, ho scritto un articolo scientifico su entrambi. Chris, poi, ha continuato, ed e' l'unica persona al mondo che abbia vinto la triplice corona: nei Campionati  Mondiali Master, ha vinto l'oro in Judo, Stile Libero, e Sambo!
Babak ha completato il Master in Medicina dello Sport nel 2002 nel Centre of Sports Medicine, ed insieme abbiamo chiacchierato per vedere come razionalizzare il processo degli esami medici. E' ora a Vancouver, lavorando nel Dipartimento di Karim Khan, l'Editor in Chief del British Journal of Sports Medicine: Karim viene da Melbourne, ed abbiamo fatto ricerca insieme su un sacco di cose, da prima che ci conoscessimo de visu: potenza dell'internet.
Poi, gli atleti. Quelli che corrono rivestiti da tute impermeabili stanno 'facendo il peso'. Cento grammi al di sopra del limite di peso, e sono fuori. Li guardo, e penso a me. Non ho mai avuto grandi difficolta', nei tempi d'oro, a rientrare nel peso necessario (57 kg in Italia, 62 in UK), ma ... quanti pasti saltati, quante saune, quante pizze con gli amici mancate. In una occasione, andai con una festa di compleanno con un 'guardaspalle' che combatteva ad 82 kg, Michele Basti, cosi' da impedirmi fisicamente di mangiare se ne fossi stato tentato. Ando' bene, non mangiaio, ed andammo a gareggiare insieme a Salsomaggiore: Michele si piazzo' primo agli Italiani Universitari di Greco Romana, e secondo nella sua specialita', la libera. Io, feci il peso a 56.5 kg, e giunsi, rispettivamente, quinto e terzo.
Gli atleti corrono, alcuni pedalano sulle cyclette (di una famosa casa produttrice Italiana), sudano, e fanno un po' di sparring. Gli odori sono quelli di sempre, gli esercizi fin troppo noti, la cadenza quella dell'allenamento ad altissimo livello. Il medico della Federazione Internazionale mi chiama, e faccio fatica a distogliere lo sguardo da quei lottatori che stanno riscaldandosi. Un po', anzi, molto, di me rimane sul tappeto con loro.
E' ora, e gli esami medici  devono incominciare. Scelgo di esaminare gli atleti che combattono al limite dei 55 kg. Scherzando, dico che, con i 60 kg, sono gli unici che posso guardare negli occhi senza dover alzare la testa. Venti lottatori, da tutto il mondo. Nessun Italiano, e nessun Britannico, oggi, ma di alcuni ne parlo la lingua.   Dopo i primi, dico ad Surjit: 'Ti immagini, un tempo ero come loro'. Combattevo a 57 kg, e, nel Settembre 1978, decisi che avrei tentato di scendere ai 52 kg (fino ad un 15 anni orsono, le categorie iniziavano con i 48 kg: un Napoletano, Claudio Pollio, vinse l'oro nelle Olimpiadi di Mosca; poi, 52, 57, 62, 68, 74, 82, 90, 100, 100+. Mi accorgo che conosco ancora perfettamente queste categorie, ma non ho mai voluto imparare quelle attuali, nonostante sia stato il medico di diverse gare internazionali 'moderne'). Riuscii a scendere a 53.8 kg, poi mi ammalai. Mai piu'!
Alcuni degli atleti erano stati a Londra nel test event di Dicembre 2011, e ci siamo riconosciuto reciprocamente, scambiandoci qualche scherzo. Buona fortuna, e via. Alcuni di loro, mangeranno di nuovo, finalmente. Per me, casa, e l'attesa di domani, per il primo di una settimana di turni che mi porteranno a casa alle 22:30.

venerdì 3 agosto 2012

Attraverso il Judo, si fa storia

Ultimo giorno di competizione, ed i tatami sono per le categorie open: nelle donne, al di sopra dei 78 kg, negli uomini al di sopra dei 100 kg. L'uomo piu' pesante e' circa 200 kg. Francamente, il pensiero che uno di questi colossi potesse infortunarsi ci ha fatto un  po' spavento. Stamattina, in previsione, ci siamo esercitati ad evacuare il piu' grosso di noi, 194 cm e 107 kg, Ian. Con qualche difficolta' ponderale, tutto e' andato bene.
Poi, gare.
Per la prima volta nella storia, una donna della Arabia Saudita ha partecipato ad una gara internazionale. Sedicenne, spaesata fra tutti gli atleti, e' stata seduta sulla panca vicino al tatami di allenamento, con un paio di dirigenti della federazione saudita a farle coraggio, ed il padre, un maestro di Judo a sua volta, ed allenatore della atleta, a starle vicine. Nonostante indossasse una cintura nera, in realta' e' solo una cintura azzurra: il divario tecnico e di preparazione fisica un abisso assolutamente incolmabile. Ha avuto una dispensa speciale, e puo' mostrare il viso. I capelli, pero', sono coperti: c'e' chi dice che il copricapo cadra' entro 10 secondi dall'inizio del match.
Il suo nome e' annunciato, la sua avversaria una Portoricana che ha vinto medaglie ai Giochi Panamericani. L'applauso della folla e' spontaneo, prolungato, caloroso, incoraggiante. La ragazza cammina nervosa, seguita dal suo tecnico. Dopo gli inchini di rito, all'hajime che inizia l'incontro si  protende rigida, ed al primo contatto tenta una tecnica di proiezione di gambe: almeno ci avra' provato. La Portoricana e' una vera gentildonna, e non approfitta della inesperienza della sua avversaria. Il tutto, pero', dura solo una manciata di secondi: dopo 82 secondi, una proiezione gentile e controllata per ippon mette fine al sogno. La folla applaude, e la atleta Saudita, nervosa, si rifugia fra le braccia del padre, ed esce di scena dal corridoio laterale per essere poi intervistata fra lacrime trattenute e non dalla stampa Medio Orientale e mondiale. La sua avventura Olimpica e' finita, ma si e' aperto un capitolo di estrema importanza per la storia dei paesi integralisti.

Pochi minuti, ed altra avventura: la atleta Britannica incomincia a vincere. Continuera' cosi' per un po' e finira' con una medaglia di bronzo. A 34 anni, probabilmente l'ultima Olimpiade. Il rappresentante Britannico esce al secondo turno, e questa volta non vi sono Italiani. I nostri cugini d'Oltralpe hanno pero' un gigante che, dopo diversi titoli mondiali, conquista l'oro Olimpico. L'oro femminile va a Cuba. Poi, foto del gruppo e tutti a casa.
Nello spacco del pranzo, visita di Amy, fisioterapista della squadra cinese (che conquista l'altro bronzo femminile): era la mia fisioterapista ad Hong Kong, quando sono stato Professore Associato fra il 1994 ed il 1996. Ci siamo visti negli anni quando sono ritornato in Estremo Oriente, ed ora a sua volta e' Professore Associato, con un programma di ricerca di tutto rispetto. Foto di rito, e poi, da parte mia, briefing ai colleghi che domani mi aiuteranno per le visite mediche per i lottatori. L'Italia schiera un solo atleta, in Greco Romana, la Gran Bretagna una sola, ma e' una 'Plastic Brit': e questa e' un'altra storia.



Un bilancio di questa settimana: i pesi piu' leggeri mi hanno fatto ritornare il magone. In pratica, ho combattuto con loro! Il Judo e' un grande unificatore, con punte di eccellenza da far paura. Ne waza (combattimento a terra) e' quasi del tutto scomparso: gli arbitri fanno rialzare appena si cambia presa, in modo da dare fluidita' e spettacolarita' all'incontro. Pochi le contromosse, e predominanza, fino ad intorno gli 81-90 kg, di morote seoi nage o variazioni. O goshi, harai goshi e uchi mata sempre presenti, osoto gari e de ashi harai hanno fatto qualche apparizione. Non vi e' piu' strapotere Giapponese: solo un oro, ma un totale di sette medaglie, come la Francia. La Russia vince piu' ori, tre, e la vecchia Europa non si comporta poi cosi' male. Un totale di 23 paesi vincono medaglie. Fra questi, un bronzo per l'Italia. Francamente, mi aspettavo di piu': mi avrebbe fatto piacere gioire piu' spesso.

No rest for the wicked!


No rest for the wicked!

Sarebbe dovuto essere un giorno di riposo, ma … no rest for the wicked.
E’ vero, non sono ad Excel, ma le cose li ormai funzionano quasi da se’. Sveglia more solito alle 0500, ed email che il blog e’ stato ripreso da una serie di giornali. E’ un piacere saperlo, ed il minimo da parte mia sono state telefonate al Preside ed al Magnifico Rettore: senza il loro appoggio, non mi sarebbe stato possibile esser qui.
Poi, cercando di mettere in sesto le 10000 email cui rispondere, una lunga telefonata dal Policlinico al Villaggio Olimpico. Un allenatore Giamaicano correndo ha riportato una rottura del tendine di Achille, uno dei miei grandi interessi clinici e di ricerca in scienza di base. Quando e’ accaduto, 11 giorni fa a Birmingham, ha deciso di aver trattamento conservativo, ed ora e’ titubante, dato che un collega gli ha detto del maggior rischio di ri-rottura. Sono pronto ad operare, ma, come prescritto dalla legge Britannica, non posso esprimere una preferenza, che in realta’ ho. Da ormai una decina anni eseguo un riparo percutaneo in anestesia locale, con mobilizzazione precoce, ed un tasso di ri-rottura del 3%. Spiego il tutto, e’ soddisfatto, ma non vuole adire la via chirurgica.

Pare che tutto il mondo abbia i miei recapiti. Il Medico della nazionale di nuoto USA e’ Scott Rodeo, di origine Italiana (i genitori sono laziali), ma non parla Italiano. Amici dal 1997, quando sono stato Fellow all’Hospital for Special Surgery a New York, le nostre carriere ed interessi continuano ad incrociarsi. Oggi, una richiesta non tipicamente ortopedica: i nuotatori USA vogliono tatuarsi i cinque cerchi olimpici. Posso raccomandargli un tattoo parlour? La mia conoscenza della parte Est di Londra torna utile, ed eccogliene uno. Li vedremo in TV!

Un momento di riflessione. Le Olimpiadi per lo sport sono un po’ come una guerra: un vincitore, molti feriti e morti. Le guerre, nonostante tutto, hanno fatto avanzare la scienza. In questo campo, ieri abbiamo avuto una lunga conversazione con un gruppo di altri accademici impegnati in ricerca in medicina e scienza dello sport, incontrati ad Excel durante la pausa pranzo. C’e’ stata una grossa polemica, iniziata da un allenatore di nuoto degli USA, per la giovane eta’ e la relativa poca esperienza di una nuotatrice Cinese che ha stravinto a queste Olimpiadi: ‘E’ dopata’. Abbiamo chiacchierato di gene doping, e del concetto del passaporto biologico. Lo spettro del Grande Fratello si fa avanti, ma un approccio sistematico dovrebbe permettere quanto meno un certo controllo. Ci sara’ sempre chi vorra’ barare, ma il coach Americano forse dimentica che, qualche hanno fa, quando un laboratorio scopri’ un gene che avrebbe potuto aumentare lo sviluppo muscolare, fu sommerso di telefonate di allenatori che avrebbero voluto metter le mani sul gene e sulla tecnologia. Inoltre, una opinion poll fra studenti di college Americani ha evidenziato come oltre il 90% sarebbe disposto ad avere una iniezione che facesse loro vincere un campionato mondiale, anche se poi morirebbero entro pochi anni dalla iniezione. Le pressioni a vincere, ed ad eccellere nello sport-spettacolo sono presenti piu’ che mai.  
Una delle aree di grosso interesse e' genetic testing. Per me, e' una estensione dei tre anni passati come interno in Patologia Generale, dove conobbi il Preside Formisano. Entrambi mattinieri, aprivamo i piani dove erano i rispettivi laboratori. Certe abitudini non muoiono mai, e siamo rimasti, in questo senso e molti altri, tal quali. Da cinque anni, collaborazione con un geneticista di Yale University, che ora sta mettendo su un centro di ricerca genetica in Qatar, per cercare di metter su un programma di genetic screening per atleti. Oggi, un po' di tempo su skype cercando di finalizzare un articolo sul tema. Abbiamo testato una parte di una squadra della Premiership Britannica, in maniera anonima, e consigliato loro cosa evitare per prevenire traumi etc. Un campo aperto, ed ora vedremo cosa ne verra' fuori.

Al fine, una medaglia per l'UK: nei 78 kg, la rappresentante Britannica vince una meritata medaglia d'argento. Il mio team ha a che fare con un atleta con un problema al ginocchio, che, nei festeggiamenti per la sua medaglia, si presenta dopo tre ore. Mi telefonano, e va al Policlinico: le Olimpiadi per lui sono finiti, e potra' festeggiare in pace a casa.

Per finire, cena al centro di Londra con il medico del Chelsea ed un suo amico, nel Comitato Olimpico Internazionale a Losanna: un ristorante semideserto, con il padrone che si lamenta che le Olimpiadi, nel suo caso, hanno significato una flessione del business del 40%. Non tutti sono felici!

mercoledì 1 agosto 2012

Certe cose non cambiano mai 


Quest'oggi, donne ai limiti dei 70 kg, uomini dei 90 kg. Dopo tutti questi giorni a provare e riprovare scenari catastrofici, i soliti test di prima mattina sono andati lisci. Uno dei miei Registrar (aiuti giovani) assegnati al mio team ha appena finito uno dei corsi di Advanced Life Support, ed e' giustamente un po' critico della linea di comunicazione stabilita con le ambulanze di servizio. Ha del tutto ragione, e quindi passiamo un po' di tempo a familiarizzarci con la loro equipe, ed esploriamo gli anfratti di Excel (che detiene il record per la piu' grande struttura coperta dove si siano mai svolti dei Giochi Olimpici) per vedere quale sia la strada piu' diretta per l'aria aperta.
Poi, via con il defibrillatore, barelle, etc. Non ci si annoia mai, nonostante, a questo livello, non vi siano molti traumi maggiori, ed il nostro intervento e' limitato, fortunatamente. Pero', meglio esser pronti.

Le gare: certe cose, purtroppo, non cambiano mai. Gli atleti Italiani e Britannici sono eliminati entro il secondo turno. Ieri sera, una dura critica del Presidente delle Federazione Britannica di Judo, Densign White. Secondo lui, gli atleti non si sono sacrificati abbastanza, e quindi non hanno prodotto i risultati sperati. Per scherzare, il Medico della nazionale Britannica, con il quale siamo amici da diversi anni, mi ha chiesto se volessi andare a combattere io invece degli atleti selezionati. Un sogno! Sono andato, quindi, a provare uno judogi azzurro: la mia ultima gara in Judo, i Campionati del Sud Est della Inghilterra, nel 1992, si combattevano ancora con entraombi i judoka in judogi rigorosamente bianco. Il judogi azzurro e' stato introdotto solo da pochi anni.


Questa conversazione mi ha fatto pensare. Analizzando il problema, sotto certi aspetti e' vero quel che Mr White dice. Non si rende conto, pero', che, nonostante la professionalizzazione della performance sportiva, in UK i partecipanti agli sport poveri, inclusa la atletica leggera, per esempio, sono ancora dei veri dilettanti. Molti sono disoccupati, e devono chiedere prestiti alle banche per finanziare i propri allenamenti. Dietro molti vi sono ancora le famiglie. E parliamo di atleti Olimpici. Sicuramente nel resto della Europa Continentale, e in Estremo Oriente, lo stato in pratica assorbe gli atleti di livello, e li rende liberi di allenarsi e produrre risultati sportivi. Di fatto, tutti gli atleti Italiani sono nelle forze di polizia, carabinieri e simili. Qui sarebbe impensabile: un poliziotto dovrebbe allenarsi dopo aver svolto il proprio lavoro, e la partecipazione ai Giochi Olimpici andrebbe decurtata dalle vacanze. Un atleta probabile Olimpico che aveva perso la sponsorizzazione qui si e' offerto ad Ebay per avere una sponsorizzazione qualsiasi. Una situazione che non cambia da anni: nel 1989, fui selezionato per la nazionale Inglese per i Campionati Europei di Lotta Sambo. Ero un giovane docente, ed un aiuto in ortopedia. Mi allenai a mie spese, senza un collegiale, prima e dopo l'orario di lavoro, in un periodo dove era ancora legale per un istituto impiegare un medico per 100 ore di lavoro settimanali. Quando ero di guardia, il mio maestro veniva in ospedale nella stanza del medico di guardia cosi' che, fra una operazione e l'altra, potevamo fare tecnica. Combattei contro Russi e Bulgari che erano davvero atleti a tempo pieno. Ora, sospetto, ancora piu' di allora. Forse, ci sarebbe bisogno di una riforma dello sport a livello governativo. In questo, almeno, la Gran Bretagna dovrebbe prendere esempio dall'Italia.

Un grande ha floppato, almeno parzialmente. Iliadis, un Georgiano naturalizzato Greco con un fisico da guerriero spartano, ha perso in uno degli incontri eliminatori, e, da Campione Mondiale e favorito per l'oro, si e' aggiudicato solo il bronzo. Una distrazione, ed un arrivederci a quattro anni. Peccato. Al mio collega ed amico Nikos Malliaropoulos, di Tessalonica ma conosciuto sul tatami della University of London Union nel 1988, e Quinto Dan Kodokan, non fara' piacere.  Nikos si consolera' al fatto che suo figlioYorgos,  Campione Europeo di Club al limite dei 16 anni, dovrebbe essere maturo per le Olimpiadi del 2016 e 2020.
Fra le donne, una Olandese amica di una delle nostre massagiatrici, Amanda, che si e' ritirata dal Judo nove anni orsono per un trauma al collo, a 30 anni ed alla terza Olimpiade, ha vinto il bronzo. Forse, la sua ultima, chiusa in bellezza.
I vincitori sono un atleta delle Corea del Sud, 11simo nel ranking annuale, e la Campionessa Mondiale Francese ha aggiunto l'oro Olimpico al suo palmares. Eccellente.
Una uscita di scena per la rappresentante della Spagna: a 33 anni, e dopo una vita dedicata al Judo, ha deciso che e' bene aver un po' di vita privata. Continuera' a lavorare nello sport, nel Comitato Olimpico Spagnolo. E' fortunato chi riesce a fare del proprio interesse sportivo la propria professione!

martedì 31 luglio 2012

Un altro giorno, altre medaglie in judo (nessuna per l'Italia e per il Regno Unito)

Il giorno e' in realta' iniziato ieri pomeriggio. Dopo aver operato un tendine di Achille rotto in una studentessa di medicina, con i miei due Fellows Italiani, Angelo e Mattia, ci siamo attardati in pre-sala operatoria a guardare la ginnastica. Un atleta Giapponese al cavallo senza maniglia ha eseguito un volteggio eccellente, che ha ricevuto un punteggio alto, ma nell'atterrare ha subito un infortunio al piede sinistro. Il rallentatore mi ha permesso di valutare il trauma, ed ho pensato: 'Speriamo non venga da me'. Alle 2200, telefonata dal policlinico olimpico: radiografia e TAC confermano una diagnosi di lussazione di Lisfranc. Per gli addetti ai lavori, e sopratutto in un giovane atleta di elite, purtroppo solo una cosa da fare: riduzione e fissazione interna. Angelo e Mattia ne hanno ormai viste diverse da quando sono a Londra con me, ed il protocollo e' ben stabilito. Ho quindi detto al policlinico di procurarci un interprete medico, e di aspettarmi. Mentre mi stavo preparando, altra telefonata: hanno deciso di trasferire il paziente in Giappone. La prognosi, per quanto buona, e' per uno sportivo di quel tipo e di quel livello al meglio riservata.

Stamane, appena giunto sul campo di gara, abbiamo provato a fare 'cardiorespiratory resuscitation'. Un compito non particolarmente ortopedico, ma una necessita' se si vuol presidiare un campo di gara. Fortunatamente, nel mio team ho un medico di famiglia che fa anche medicina di urgenza, e quindi sara' il leader se mai qualcosa del genere dovesse accadere. Tutto fila liscio, e via con le gare per le judoka fino a 63 kg, e i judoka fino ad 81 kg. Due Britannici, e due Italiani. Le cose non vanno particolarmente bene, ed entro il secondo girone di eliminazione tutti sono a casa. Il jodoka Italiano dura un paio di minuti prima di essere immobilizzato, e cosi' la sua collega. Il judoka Britannico un po' di piu', ma subisce un ippon per una proiezione di grande ampiezza. La judoka Britannica e' squalificata per aver attaccato le gambe. Il regolamento e' cambiato da un paio di anni, per evitare lo strapotere dei paesi dell'Est Europeo, che avevano sviluppato delle tecniche di proiezione mutuate dalla lotta e dal sambo: il Judo e' ritornato alle origini. Sta di fatto che, nonostante tutto, i Giapponesi non vincono piu' tutto, ed anche in questa occasione le medaglie olimpiche sono andate ad una judoka Slovena ed un judoka Sud Coreano, con degli incontri eccellenti per spirito combattivo e qualita' tecnica.

Un trauma serio, pero', ad un atleta del Marocco: una lussazione di spalla. Riduzione immediata, e via al Policlinico. La tendenza attuale e', in atleti giovani, operatoria praticamente d'urgenza, ma chissa' cosa succedera' in Marocco. Intanto, senza il tempo di pensarci su, una dopo l'altra arrivano in medicheria una serie di punture di insetti (importati), ed una unghia incarnita. Ovviamente, solo trattamento conservativo, e ritorno con il pensiero a 25 anni or sono, quando, per soddisfare i requirements per gli esami di appartenenza al Royal College of Surgeons, ho dovuto intraprendere un periodo di formazione in chirurgia di urgenza ed in medicina di pronto soccorso. Lo pensavo inutile, ma ... impara l'arte etc.

Fine della giornata sportiva: un po' di gagliardetti da parte degli atleti trattati, ed un veloce viaggio in treno. Stavolta, tutto funziona, ma la metropolitana di Londra potrebbe essere affetta da qualche grande streganza all'improvviso!


Ed ora, i campioni olimpici di oggi



lunedì 30 luglio 2012

Ci ho pensato un po'

Ci ho pensato un po' prima di riportarlo

Avant'ieri, un evento al quale non avevo mai assistito. Nell'incontro di qualificazione fra Giappone e Corea del Nord, parita' assoluta fino alla fine, dopo il Golden Score. Alle bandiere! I giudici hanno assegnato il match alla Corea del Nord, contro il campione mondiale Giapponese. La folla protesta violentemente: ci sono un sacco di Giapponesi, e non piace questa decisione. La giuria di gara e' congelata. Dopo tre minuti tesissimi, con gli atleti che non lasciano il tatami perche' il vincitore non e' stato annunciato ancora, i giudici ritornano alle bandiere, ed il Giappone vince.
Ho passato il tempo libero di ieri a cercare su internet: e' la prima volta che una decisione dei giudici e' stravolta cosi', e che il volere della folla sia riuscito a cambiare il giudizio in uno sport di combattimento, specialmente in un torneo Olimpico. Un precedente rischioso.
L'atleta Giapponese e' eccellente, e suo, nel suo incontro conclusivo per il bronzo, il colpo piu' bello, fino ad ora, del torneo: un o goshi di grande ampiezza che gli ha fruttato un ippon. Nondimeno, una sensazione che forse non tutto era meritato, e che troppo conto e' stato dato ai fan Giapponesi. Forse, un neo per l'arte marziale.
La Facoltà di medicina e chirurgia dell'Università di Salerno

domenica 29 luglio 2012

E' accaduto oggi!
La stessa equipe di ieri, e tutto funziona meglio. Ci stiamo affiatando, ed il mio compito e' piu' facile. Beh,  non tutto funziona meglio: per diktat Olimpici, ogni contatto con un paziente deve essere registrato su un computer, che continua a non funzionare. Puo' darsi che sia stregato, o che non gli piaccia il judo: i colleghi del tennis tavolo non hanno avuto problemi. Vedremo.
Oggi donne 52 kg ed uomini 62 kg.
Primo contatto con un 'vero' paziente. In realta', una paziente. Negli incontri eliminatori, la atleta della Corea del Nord ha incominciato a perdere sangue dal naso. Nulla di preoccupante: in uno sport di contatto, epistassi sono all'ordine del giorno. In un torneo Olimpico, devono essere bloccate al piu' presto: sangue sul tatami e' poco telegenico, e, sebbene tutti gli atleti siano testati per epatite B e C, e per HIV, e' bene arrestare il tutto. La squadra Nord Coreana non ha un medico al seguito, cosa strana per una squadra poderosa e numerosa, ed ovviamente il medico dei loro fratelli Sun Coreani si e' rifiutato di aiutare la atleta.  In Judo, come negli altri sport di combattimento, il medico deve essere invitato sul tappeto dall'arbitro. Quindi, scalata sul tatami, mani guantate, e inserzione di un tampone nasale nel giro di un 20 secondi. Tutto bene, l'atleta ha continuato a combattere, ed ha vinto contro la rappresentante del Giappone. Poi, ha incominciato la scalata al podio, ed e' diventata la campionessa Olimpica. E' il primo dententore del titolo Olimpico 2012 che ho trattato, e tutti noi siamo orgogliosi.
Le cose non sono andate bene per la squadra Italiana maschile. Il nostro atleta, anch'egli Campano, e' stato eliminato dopo solo una manciata di secondi. Lacrime di tristezza, e chissa' cosa succedera' in quattro anni. 
La Judoka del Sud e' andata meglio, e, dopo una serie di incontri tosti e combattuti, e' finita terza: una grande  medaglia di bronzo, ed un 'Mamma, ti voglio bene' che ha scalfito i cuori duri degli allenatori delle altre nazioni. 
Per Team GB, un nulla di fatto: la loro rappresentante e' stata eliminata nei gironi preliminari, ed il loro atleta ha combattuto per il bronzo, ma, per una distrazione di un secondo, perso: e' la natura degli sport di combattimento. Sempre all'erta, fino alla fine. 
Fra un combattimento ed un altro, visita di colleghi ed amici ortopedici: il Chief Medical Officer delle Olimpiadi di Rio 2016 e' un caro amico, mentre il Chief Medical Officer del Canada mi ha porto i saluti di una serie di colleghi. Vancouver non e' stata una delle tappe dei miei viaggi Nord Americani, ma non si puo' mai sapere!


Poi, debrief, e decisione che domani il mio team, senza di me (abbiamo una importante riunione di dipartimento), provera' a simulare un massaggio cardiaco sul tatami. Vedremo, ma son sicuro che tutto andra' bene.

A casa con la DLR e con il Tube. Tutto e' andato benissimo, al contrario di stamattina, quando Transport for London ha deciso di non cambiare l'orario del primo treno, alle 0620, e quindi tutti siamo arrivati ad Excel un po' in ritardo. Pare che vi saranno alternative per l'immediato futuro. A presto

sabato 28 luglio 2012

Judosportdoc1, Judosportdoc1 this is Judosportphysio1. Please come in

I Giochi Olimpici sono iniziati! Sveglia alle 0440, in metropolitana poco dopo, per andare ad Excel North Arena 2. Ovviamente, la fermata della metropolitana alla quale avrei dovuto cambiare e' stata annullata all'ultimo momento (staff ammalato). Quindi, un giro un po' piu' tortuoso, ma alla fine eccoci tutti ad Excel, dopo aver attraversato un po' di Londra di Dockland: nuovi edifici, di stile sicuramente piu' appartamento sulla Costa del Sol che Londinese.
I controlli: l'esercito e' efficiente, la sicurezza privata un po' meno. Alla fine, tutti siamo nel corridoione dell'Excel, ma... l'accesso alle nostre aree e' chiuso. Una veloce chiamata, ed apriti sesamo.
Tutti insieme, fortunatamente ho gia' lavorato in alcuni test events a Dicembre con alcune persone del mio staff. Gli altri, li conosco perche' ho insegnato loro come si fa a trasportare senza pericoli atleti incoscienti.
Il briefing e' diretto, e siamo tutti eccitati. Una delle massaggiatrici sportive e' in dolce attesa: al sesto mese, con una femminuccia che sara' una judoka come la mamma, ma non ha voluto rinunciare a questo momento. Non potra' sollevare pesi, ma e' benvenuta: e' stata una judoka di livello, e sa cosa ci si puo' aspettare.

Il field play: due materassine olimpiche, e dobbiamo formare due team. Un po' di discussioni con le autorita' sportive e sopratutto televisive: il nostro armamentiario non puo' rimanere in vista. Poi, prove generali di un sacco di scenari: atleti con arti superiori od inferiori fratturati, atleti strangolati e con perdita di coscienza, ed adagiati sul dorso o proni. I principi dell'ATLS sono conosciuti da tutti, ed il mio team internazionale (c'e' una infermiera di terapia intensiva spagnola) comincia a funzionare.
Un augurio a tutti noi, da tutti noi: le migliori gare sono quelle dove il nostro intervento non e' richiesto.

Arrivano le squadre: con piacere ci salutiamo con una moltitudine di colleghi da tutto il mondo, con i quali ci vediamo normalmente ai congressi. questo consesso e' un po' atipico, ma ci accomuna ancora di piu'.
Ed ora, le gare. Dopo 27 anni in UK, sono conosciuto da una serie di colleghi che sanno che sono Italiano, ma sanno che mi prendo cura di atleti Britannici.

Oggi, donne fino a 48 kg, ed uomini fino a 60 kg. I match sono ben oragnizzati e scorrono veloci. I Britannici sono velocemente eliminati: il loro ranking e' basso, e gli avversari troppo forti.
Gli Italiani vanno meglio, ma la nostra ragazza alle fine non riesce a progredire. L'atleta Campano invece fa un torneo fantastico. Purtroppo, viene battuto da uno dei finalisti, e viene ripescato. Un match per il bronzo eccellente, poi un attimo di perdita di concentrazione, ed il sogno olimpico e' finito. Peccato: una medaglia Italiana nel primo giorno di uno dei miei sport sarebbe stata eccellente. L'atleta piange affranto. Giungere quinto alle Olimpiadi non e' un disonore, ma e' nondimeno deludente per chi ha sacrificato la proprio vita ai Giochi.
Il nostro intervento medico non e' stato richiesto: gli atleti sanno cosa fare, e solo in pochi casi i fisioterapisti sono intervenuti per strapping e massaggio.
Cerimonia di premiazione: una brasiliana ed un russo sul podio piu' alto, il cuore gonfio di emozioni. Ed ora, debriefing, e pianificazione per domani.
Francamente, una giornata positiva, ma la maggior parte del mio team siamo stati judoka. Le emozioni sono state forti, l'organizzazione inizialmente un po' 'haphazard', ma alla fine tutto ha funzionato.
Ed ora, via a casa per un viaggio che, stranamente, e' meno affollato di quanto credessimo, ed a ben vederci a domani.
Mio figlio, Giuseppe, mi accoglie con il solito abbraccio, e Gayle, mia moglie, mi attende: foto con me in divisa di Games Maker Olimpico, ed a domani. Ci aspetta quasi una Domenica allo stadio, ma dall'altra parte!

venerdì 27 luglio 2012

Cerimonia di apertura
Atmosfera elettrica, rurale e tecnologica al contempo. Dopo sette anni, ci siamo. Da ragazzo, volevo esserci come atleta, poi, capendo che non ce la acrei mai fatta, come allenatore. Infine, come medico. Ed ora, eccoci qui.
Ieri, 29 anni dalla laurea. Oggi, un altro sogno. Le pulsioni rimangono quelle di sempre, il tifo diviso fra Italia ed UK. Di volta in volta, rendero' noto quali degli atleti (Britannici) saranno in gara. Una serie, li ho seguiti per diverso tempo, ma non sono riusciti a qualificarsi. Un peccato, chissa' se per lora ci sara' un'altra occasione. Per me, this is it. Speriamo nessuno si infortuni, e cosi' i Giochi sarebbero un vero successo.
A domani: si comincia alle 0700, sveglia alle 0430, con quasi due ore di metropolitana per arrivare ad Excel.

giovedì 26 luglio 2012

Non ci si crederebbe mai! E' il secondo giorno a 30 gradi! Dopi il Maggio, Giugno e Luglio piu' piovosi da 250 anni, il tempo e' improvvisamente migliorato. Non per molto, pero': domani si prevede pioggia. Chissa' se la cerimonia di apertura delle Olimpiadi sara' bagnata. Di sicuro sara' affollata, con i soliti problemi di trasporto pubblico tipici di Londra.
Da ieri sono in azione le corsie riservate ai veicoli Olimpici, e ci sono state code colossali. Inoltre, i poveri mortali mal si adattano al pensiero che tutti siano uguali, ma alcuni di piu'. Le corsie sono state chiamate immediatamente 'Zil lanes', a reminiscenza delle corsie riservate in Russia ai maggiorenti del Partito Comunista.
I servizi medici sono stati gravati da una defezione all'ultimo momento di una serie di colleghi: il governo ha sancito che le liste di attesa devono essere rispettate (la legge dice che almeno il 90% dei pazienti in lista di attesa chirurgica devono essere operati entro 18 settimane dall'essere stati messi sulla lista), e non possono essere disattese nel periodo olimpico. Inoltre, solo poche istituzioni hanno considerato le Olimpiadi un evento per il quale chi vi lavora (gratis!) puo' non intaccare le proprie vacanze. In pratica, due dei primari della mia equipe si sono resi conto della impossibilita' di mantenere i ritmi di lavoro attuali, lavorare alle Olimpiadi, e non poter prendere vacanze. Hanno preferito, quindi, e comprensibilmente, rinunciare alle Olimpiadi.
Il caldo ha un effetto deleterio sui treni: ieri, le metropolitane non si sono fermate al Villaggio Olimpico. La spiegazione? Il troppo caldo. I visitatori e gli atleti sono dovuti scendere alla fermata successiva. ... e questo succede in una citta' dove, teoricamente, la organizzazione e' eccellente. Non sappiamo cosa ci attende domani.
Nel frattempo, il diktat e' 'London is open for business'. Ci si aspetta un giro di affari enorme, e salvaguardia totale degli sponsor delle Olimpiadi. In pratica, agli spettatori non sara' permesso indossare, per esempio, indumenti con logo di marche non sponsor ufficiali. Se cio' dovesse accadere, pare che saranno distribuiti adesivi  per coprire il logo. We are not amused!

martedì 24 luglio 2012

24.07.2012

A meno tre giorni!
SETTING THE SCENE
Dopo quasi quattro anni di pianificazione, ci siamo quasi. Il primo meeting fu a Londra, appena vi giunsi a Dicembre 2008. Richard Budgett, il Chief Medical Officer delle Olimpiadi, campione olimpico di canottaggio nel 1984 (Los Angeles), e un 'alumnus' del Centre of Sport and Exercise Medicine che ho diretto dal 2008, ha incominciato il duro lavoro per essere sicuro che i servizi medici a queste Olimpiadi funzionino a perfezione.
Non semplice, dato che la Medicina dello Sport e dell'Esercizio (SEM) e' stata riconosciuta come specialita' solo nel 2006. Una serie di entusiasti (ci conosciamo tutti da almeno 20 anni, e con molti 'siamo cresciuti, professionalmente, insieme'), sono chiamati a coordinare una parte di tali servizi.
A me e' toccato il coordinamento dei servizi di chirurgia del piede e caviglia (devo coordinare sei primari di ortopedia, che copriranno, con me, le Olimpiadi e le Paraolimpiadi), e saro' il Field of Play Doctor per una parte del torneo di Judo, e tutto il torneo di Lotta.
Innumerevoli training sessions, tutte volontarie, fra il 2011 ed ora, l'ultima il weekend scorso. Essere Head of Department aiuta: una serie di colleghi, fisioterapisti, masseurs etc non hanno idea di cosa significa lavorare in equipe. Chirurgia, nonostante ci sia una primadonna, e' comunque lavoro di equipe, ed il ruolo di leadership cade sulle mie spalle. Innumerevoli prove di come fare a sollevare atleti che hanno perso conoscenza, e che possono pesare letteralmente il doppio di noi. Primum non nocere, quindi di queste prove ve ne saranno all'infinito. La speranza e' che nessuno si infortuni, ma, si sa, e' impossibile. Nonostante io stesso abbia avuto una carriera sportiva relativamente atraumatica, il troppo fa male, e ne pago ancora le conseguenze. Ci auspichiamo tutti dei tornei dove faremo da spettatori, sopratutto, e le nostre 'skills' non saranno chiamate in causa.