domenica 5 agosto 2012

Lacrime per un argento

E' la volta della lotta greco-romana, al limite dei 55 e 74 kg.
Incominciamo relativamente tardi: nonostante le gare inizino alle 13:00, ci ritroviamo alle 1000 con il venue manager, Nikos, originariamente un greco-romanista greco ora in UK. Ci sono tre materassine di gara, con relativamente poco spazio per il team medico: per ogni materassina, deve esserci un medico federale, e due dei miei.  C'e' poco spazio per le barelle, il defibrillatore, la grossa borsa per ABC (Airway Breathing Circulation). Veloce discussione, e cambio di tavole e scrivanie: il tutto e' nascosto alla vista dei giornalisti, sotto il tavolo medico delle materassine A e C.
Il mio team: diversi sono ben noti, ormai, per avere passato la scorsa settimana con me in Judo. Ora, sono diventato wrestlingdoc1, e, dopo un briefing estensivo, decidiamo di testare le linee di comunicazione e la emergenza di atleta incosciente su materassina B.



Tocca ai nuovi arrivi: funziona, con davvero poche titubanze. La mistura di nuovi e vecchi membri del team mi fa sentire tranquillo, e quindi via alle gare. Con me, il medico FILA Tedesco: ci siamo conosciuti solo ieri, e' un traumatologo vecchia maniera, e ci intendiamo bene.
Gli incontri scorrono veloci: i 55 kg sono di una rapidita' impressionante, le nuove regole  fatte apposta per favorire mobilita' ed agilita'. Parita' non sono ammesse, deve esserci un vincitore per ogni ripresa. Eccellente spettacolo. Tutto bene finche' un atleta Ungherese sulla mia materassina non riporta un trauma al ginocchio. Vado sul tappeto, con il medico della nazionale Ungherese. Un trauma rotatorio, possibilmente con iperestensione. L'atleta in evidente dolore, dello spray ghiacciato, e via. Quello che chiamo comportamento da veri uomini: questi sono degli uomini duri, non basta essere toccato per cadere a terra come se si fosse stati colpiti da una 44 magnum. Questi atleti hanno lavorato duro, hanno sopportato un livello di preparazione fisica come pochi, sono al top: un po' di dolore non e' abbastanza. Pain don't hurt. Il periodo di riposo, e si riprende. L'atleta Ungherese sembra proteggere un po' il ginocchio, poi non ce la fa piu': in una azione di controllo dell'avversario, un ulteriore, questa volta apparentemente minore, movimento rotatorio, ed  il viso dice tutto. L'incontro si ferma. Voliamo sul tappeto. L'atleta e' in lacrime, non di dolore, di rabbia. Avrebbe potuto farcela, ma il ginocchio non perdona. Dobbiamo dichiararlo inidoneo a proseguire. Andiamo nella sala medica, e posso  esaminarlo con maggiore dovizia. C'e' un positive sag sign, e dolore postero-laterale. Devo inviarlo al Policlinico per una risonanza magnetica, ma sospetto una lesione del crociato posteriore: impossibile esaminarlo a dovere. Le masse muscolari sono troppo sviluppate, ed e' in contrattura. Il corno posteriore del menisco laterale potrebbe essere lesionato. Questa Olimpiade e' finita. Chissa' cosa riserva il futuro.
Il pomeriggio, nessun break: pronti per la visita medica pre-gara. I miei ragazzi mi fanno uno scherzo, e cambiano i cartellini fuori la mia porta: mi tocca vedere gli atleti al limite dei 120 kg. Praticamente, devo mettermi in piedi su una sedia per poterne esaminare gli occhi. Fun and games. Diversi si ricordano di me: li avevo visti al test event a Dicembre. Una visita volante di Dalius, il Chief Medical Officer della Lituania: siamo entrambi parte dell'ECOSEP, l'European College of Sport and Exercise Physicians, e non possiamo fare a meno di scambiarci un po' di aneddoti.

Nella sala medica, compariamo quel che abbiamo fatto, e scopriamo che in una mattinata abbiamo visto piu' che in tutto il torneo di Judo. Chissa', forse il judo e' davvero l'arte gentile.

Di nuovo sul campo di gara. Per la parte finale, tutto si svolge sul tappeto centrale, Questa volta, il medico FILA e' un Americano: mai visti prima, ma ci siamo scambiati parecchie email, e de visu scopriamo di avere una serie di colleghi in comune.
I combattimenti per il repechage, semifinali, bronzo e finale si succedono fitti. Contrasto marcato fra gli atleti che vincono il bronzo (che sono gioiosi), e quelli che vincono la medaglia d'argento (per essere stati sconfitti in finale). Nella categoria ai limiti dei 55 kg, l'atleta Iraniano vince l'oro: nonostante l'Iran sia una delle potenze mondiali in lotta, e' la prima volta che un atleta Iraniano sale sul gradino piu' alto del podio olimpico, a scapito dell'atleta dell'Azerbajan, che piange affranto, e continua fino alla premiazione ufficiale. Il sogno di una vita, probabilmente, e forse non si ripetera' mai piu'. E pensare che, in lotta, una medaglia olimpica puo' portare si' notorieta' e status quasi leggendario per gli addetti, ma significa centinaia, migliaia di ore passate in palestra, privazioni che in altri sport sono impensabili, e sicuramente non uscite in discoteca e weekend passati ballando fino all'alba. La lotta insegna sofferenza, abnegazione, capacita' di sopportazione inaudita, abilita' di sostenere i morsi della fame, di credere in se stessi nonostante tutto possa sembrare perso, rispetto per l'avversario che puo' aver perso, ma non per questo essere stato battuto.


Una cosa vale per tutti, pero': il vincitore festeggia sul tappeto con un flic flac, un salto mortale all'indietro. Una volta, con Lello Catalano ed Aldo Ortelli, imparai a farlo anchio. Il piu' agile nella nostra palestra era Michele Di Lucci, un altro 57 kg. Se c'era lui in gara, un nulla di fatto da parte mia: sarei giunto terzo, ed accadeva puntualmente. Che tempi!
Nei 74 kg, l'atleta Lituano dal secondo combattimento ha un ematoma delle palpebra superiore che gli permette di tenere l'occhio destro solo semiaperto, grazie ad un bendaggio compressivo. Ne abbiamo discusso con Dalius: nulla da fare fino alla fine della competizione, poi sara' evacuato. L'ematoma, pero', rende il bronzo ancora piu' dolce, ma la finale e' tra Russia ed Armenia. Sara' la Russia a primeggiare, un risultato non inaspettato, dato che la lotta e' di fatto lo sport nazionale.
C'e' da dire che entrambe le finali sono state vinte da atleti che non sembrano lottatori: relativamente longilinei, con muscoli lunghi, torace normale. Non le figure tipiche dell'immaginario collettivo. Chiacchierando con i dirigenti della FILA, la Federazione Internazionale, ci si accorge di come una serie di lottatori siano divenuti professori universitari, come il medico con il quale abbiamo passato il pomeriggio, ed uno dei rappresentanti nazionali, professore di legge. La lotta e' davvero maestra di vita.




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